Associazione Naturista delle Tre Venezie

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Intervista all'On. Lacquaniti

Carissimi soci e amici naturisti del Veneto,
 
vi allego sotto una significativa intervista all’on. Luigi Lacquaniti, presente al Festival Naturista di Capalbio e promotore di una proposta di legge nazionale sul naturismo.
 
Vi invito a leggerla e chissà che prima o poi si raggiunga anche questo obiettivo!
 
Un caro saluto
Daniele Bertapelle
 
 Naturismo. Mettersi a nudo come stile di vita, di  Mascia Garigliano

Intervista a Luigi Lacquaniti

 

ROMA - “Nudi e crudi”. No, non è il nome di una pietanza presentata dall’ennesimo Chef, protagonista televisivo, ma è il titolo di una trasmissione che va in onda ogni Lunedì su Discovery Channel: un reality in cui una coppia di sconosciuti, dopo aver superato difficili test di sopravvivenza, viene mandata nella foresta Amazzonica. Qui, fra territorio impervio e animali di ogni genere da cui difendersi, un uomo e una donna, che s’incontrano per la prima volta, devono sopravvivere per ventuno giorni. Nessuno ci è riuscito fino ad ora, sia per la difficoltà di trovare cibo e acqua, sia per le spietate zanzare e altri insetti che non si dimostrano ospitali con i malcapitati.

Format a parte, quello che viene fuori è che i due “Braveheart” della situazione, per tutto il loro soggiorno devono stare “nudi e crudi”, arrancando per la foresta alla ricerca di cibo.

Completamente nudi, non hanno paura di mostrare le proprie debolezze e fragilità. Un gesto, questo, che non nasconde un lieve imbarazzo iniziale sconfitto immediatamente però dalla non curanza e dalla disinvoltura. “Mettersi a nudo” significa aprirsi completamente, essere vulnerabile, indifeso.

Insieme ai vestiti si buttano via anche le sovrastrutture che s’indossano come arma di protezione, come scudo atto a difendersi dagli attacchi altrui. E se per la scrittrice Alda Merini: “La semplicità è mettersi nudi davanti gli altri” anche per i naturisti lo è. È il loro vademecum, il loro stile di vita. Una filosofia di pensiero basata sull’essenzialità, sullo stretto contatto con la natura e sull’allontanamento dalla nevrosi urbana.

Il naturismo è una realtà che sempre più dilaga in Italia e che, proprio per questo, risente della necessità di avere una normativa chiara e non ambigua che, tuttora, non esiste.

Da anni emergono proposte di legge in Parlamento sul naturismo: la più recente risale allo scorso Marzo. È una proposta di legge firmata dall’onorevole Luigi Lacquaniti (Sel) e da altri 12 deputati. Essa prevede 5 articoli riguardanti le: “Disposizioni per il riconoscimento della pratica del naturismo e lo sviluppo della capacità turistico-ricettiva in Italia”.

Tale progetto di legge intende disciplinare la pratica del naturismo e la realizzazione di aree ad esso destinate, puntando sull’attrazione turistica italiana nazione famosa all’estero per le coste tra le più belle al mondo. 

Il pensiero dell’onorevole, firmatario della proposta di legge, Luigi Lacquaniti (Sel):

Onorevole, come e quando è nata l’idea di presentare un progetto di legge che riguardi il Naturismo?

Circa un anno fa, abbiamo lavorato alcuni mesi per proporre un intervento di tipo depenalizzante senza andare a pestare i piedi alle Regioni che a tutt’oggi hanno le competenze sul turismo. Ecco perché abbiamo scritto la bozza, l’abbiamo vista e rivista e lo scorso Marzo l’abbiamo depositata. La norma presenta due aspetti: da un lato interveniamo sulle competenze centrali dello Stato per depenalizzare il reato di nudismo e dall’altro intendiamo sollecitare, in buona sostanza, le amministrazioni locali affinché ci sia un intervento che permetta un riconoscimento di tale pratica”.

Ad oggi quali sono le norme che regolano il naturismo in Italia?

“Intervengono due articoli del codice penale: articolo 726 secondo cui “Chiunque, in un luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti contrari alla pubblica decenza è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda da euro 10 a euro 206” e dell’articolo 527 del Codice Penale secondo cui “Chiunque, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti osceni è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni. La pena è aumentata da un terzo alla metà se il fatto è commesso all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori e se da ciò deriva il pericolo che essi vi assistano. Se il fatto avviene per colpa, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 51 a euro 309”. Invece, secondo noi, la materia dovrebbe essere comunque garantita da una norma certa e positivamente orientata in tal senso. La presente proposta di legge è tesa a raggiungere detto obiettivo”.

La sua proposta prevede “lo sviluppo della capacità turistico-ricettiva in Italia”. Cosa intende?

“Parto dalla constatazione che l’Europa conta 850-900 milioni di abitanti. I naturisti sono qualche milione. Essi vanno in Francia, in Croazia, in Grecia a far le vacanze. Non vengono in Italia perché non trovano strutture dedicate e anzi rischiano di esser denunciati.

Auspichiamo che le amministrazioni locali possano riservare delle spiagge e posti ai naturisti. Se il comune non accoglie questa richiesta per motivi vari, l’associazione naturista interessata può richiedere che una determinata zona le venga dedicata anche opponendosi come avviene in qualsiasi atto amministrativo. Per evitare tutto ciò noi riteniamo che si può arrivare a una determinazione più serena della questione. Io credo francamente che il Paese sia anche maturo per dare una risposta a questo tipo di esigenze. Ammetto che non mi aspettavo di ricevere questa attenzione mediatica come sto ottenendo per questo argomento che probabilmente attira più degli altri”.

Cosa si sente di dire a tutti quelli che storcono il naso davanti alla sua proposta di legge e che esclamano: “Con tutti i problemi che ci stanno in Italia…”

“Perdiamo parecchio fatturato. Il nostro obiettivo è quello di aumentare il turismo e di permettere lo start up a nuove aziende: si tratta di medio piccole imprese che potrebbero attivarsi in questo settore turistico creando nuovi posti di  lavoro.

Inoltre ci tengo a precisare che ci troviamo di fronte a una questione che non deve essere intesa come una questione legata al sesso. In realtà se noi guardiamo al naturismo internazionale vediamo famiglie con bambini. È questo il tipo di pratica naturista che a noi interessa. Spiagge dedicate ad adulti e bambini, nulla a che vedere col sesso”.

Che ingerenza ha la Chiesa?

“Ritengo che oggi ne abbia molto meno di un tempo. Abbiamo appena celebrato il quarantennale sul referendum del divorzio. Culturalmente in alcuni settori può avere un peso, però ci tengo a dire che, grazie a questa norma, si possono realizzare spiagge dedicate al naturismo senza creare un ghetto (la legge non prevede dei recinti ma dei cartelli che indicano la spiaggia e questo è importante). Non solo andiamo a riconoscere un diritto, ma a tutelare chi non è disposto a farlo e non gradisce il naturismo. Nel momento in cui andiamo a regolamentare la materia andiamo anche ad evitare che le famiglie naturiste si trovino il guardone nelle spiagge dedicate. Si tratta di tutelare da questo punto di vista anche il decoro pubblico”.

Nel passato anche altri onorevoli, come il senatore Turroni nella quattordicesima legislatura ha presentato un disegno di legge sulle “Norme per il riconoscimento e la regolamentazione della pratica del naturismo”. Perché non hanno avuto seguito? Cos’ha la sua di diverso?

“Parecchi, in passato hanno presentato, come i radicali e i socialisti, disegni di legge. Secondo me i tempi non erano maturi o, ahimè, le proposte di legge non erano state curate abbastanza. L’ultima presentata, durante il governo Prodi, sembrava si potesse realizzare ma poi è caduto il governo.

Ora, se la legislatura durerà, potremmo riuscire a portare a casa questa legge. Poi c’è anche un altro motivo; io ho affrontato la materia non come un mero riconoscimento di principi e di diritti ma per rilanciare il turismo nazionale. È chiaro che non è il solo modo per rilanciarlo ma, se riusciamo a far comprendere meglio questa proposta di legge, è più facile incentivarlo”.

Lei ha mai praticato il naturismo?

“Non sono un naturista ma ho avuto qualche esperienza e mi è piaciuta molto perché si sviluppa una socialità, un rapporto di amicizia anche con stranieri che magari non si ha quando si è vestiti visto che l’abito rappresenta spesso uno status symbol, indica un’appartenenza sociale che in questi casi non c’è.

L’opinione di Marco, naturista da dieci anni

Marco, socio dell’Associazione naturista Anita e Blogger del sito “Essere nudo”, naturista da dieci anni, afferma che non sono molti i naturisti in Italia a dichiararsi tali perché molto spesso il concetto del nudismo è legato alla perversione sessuale e si ha paura così di esser etichettati e ghettizzati.

Perché i naturisti prediligono mete straniere per le loro vacanze e i loro incontri?

“Per rendere attraente e accogliere gli stranieri occorre una normativa chiara. Ci vuole semplicemente una legge che dica: praticare il nudismo non è un reato. Occorre una normativa che sancisca il diritto di esercitare questa pratica senza la paura di esser denunciati per oltraggio al pudore. Non dobbiamo nasconderci per esercitare un nostro diritto che è inoffensivo e rispettoso. Se si liberalizzasse il naturismo in Italia, i naturisti dei Paesi come la Francia, la Spagna, la Germania e la Croazia (mete incontrastate del turismo naturista) verrebbero anche nel nostro Paese.

Bisogna rendere normale il concetto di nudità. Solo così ci si educa a pensare che esser nudi non vuol dire esser pronti a far sesso, non è una perversione sessuale. Se esistesse una legge che regolamentasse le spiagge nudiste, anche i cosiddetti voyer ne potrebbero pagare le conseguenze legali. Ci sarebbe più tutela per tutti”.

Quali sono i falsi miti sui naturisti?

“Una delle maggiori resistenze che la società oppone all’accettazione del nudismo trova la sua motivazione nella tutela dei bambini. Si dice che il nudismo non sarebbe cosa adatta a loro, essendo una faccenda per soli adulti. Si dice che vedere la nudità sarebbe troppo sconvolgente e avrebbe conseguenze psicologiche negative per i bambini che potrebbero cadere vittime di pedofili o altri maniaci sessuali. Si tratta di paure infondate, originate dalla vergogna per la nudità, alimentate dalla non conoscenza del nudismo e infine ingigantite dai pregiudizi. Vari studi accademici, condotti negli ultimi decenni con metodo scientifico su questo argomento negli Stati Uniti e in Europa, non solo hanno escluso ogni effetto negativo del nudismo sui bambini ma ne hanno dimostrato la valenza educativa per un equilibrato sviluppo psicologico. È importante evitare che i bambini percepiscano come un tabù la sfera delle parti intime e che quindi sviluppino un atteggiamento morboso verso la nudità in generale. Abituando i bambini alla normalità della nudità li si renderà ragazzi più refrattari nei confronti della pornografia e imparerebbero a conoscere in maniera del tutto naturale com’è fatto il proprio corpo e quello degli altri”.

Quanti naturisti ci sono nel nostro Paese e quali sono le spiagge autorizzate?

Le stime parlano di 500-600 mila persone che praticano naturismo all’estero. Le spiagge dove il naturismo è riconosciuto e tollerato e dove non si rischiano multe prendendo il sole nudi sono: la spiaggia di Guvano, in Liguria; il Lido di Jesolo e di Volano in Veneto; la spiaggia del Nido dell’Aquila, Marina Albarese a Grosseto in Toscana; il Lido di Capocotta nel Lazio (prima spiaggia nudista autorizzata nella storia); la spiaggia di Marina di Camerota, in Campania; Torre Guaceto in Puglia; la spiaggia di Lascari in Sicilia; Cala Gonone in Sardegna.

In Danimarca, invece, sono solo due le spiagge in cui è vietato il nudismo, in tutte le altre è consentito praticarlo.

Quali sono i risvolti psicologici del naturismo?

Tanti lati positivi si hanno col naturismo: l’idea di accettare il proprio corpo, la capacità di rendersi conto che i corpi visti in tv sono finti, inventati. Studi psicologici affermano che tanti problemi legati all’anoressia e alla bulimia diminuirebbero con la diffusione della cultura nudista perché sulle spiagge naturiste i corpi si mostrano per quello che sono, con i difetti e le imperfezioni messe in mostra. Non esiste il sogno del raggiungimento di un corpo ideale. Non ci si deve vergognare per quello che si è ma per quello che si fa.

Com’è avvenuto il suo approccio con questa filosofia di vita?

Ho fatto dieci anni fa un viaggio in Francia e per curiosità ho cominciato a praticare il naturismo. È stato meno imbarazzante del previsto. Ho fatto un incontro molto forte, ho conosciuto un uomo che era senza una gamba che mi confessò che era molto più facile per lui praticare la spiaggia naturista che quella “tradizionale” perché si sentiva più accettato e meno osservato. Siamo tutti uguali nudi, non ci sono ruoli, professioni e differenze sociali.

Naturismo vuol dire esibizionismo?

A differenza di Facebook e degli altri social network in cui c’è esibizionismo, con l’esposizione di foto, selfie, ammiccamenti e con la voglia di piacere a tutti i costi per ottenere il “Like”, l’obiettivo del naturista non è assolutamente l’approvazione dell’altro, non ci si spoglia per piacere all’altro, ma per star bene con se stesso.

Cosa vuole dire a chi guarda con diffidenza il naturismo?

Il poeta Walt Whitman in “A sun-bath-nakedness” scrive: “La natura era nuda e lo ero anch’io. Era tranquilla, riposante e gradevole: invitava alla meditazione. Forse, l’intimo, mai perduto rapporto che abbiamo con la terra, la luce, l’aria, gli alberi, non si realizza soltanto attraverso gli occhi e la mente, ma attraverso l’intero corpo fisico. Perciò non voglio che quest’ultimo sia accecato o fasciato più di quanto lo siano gli occhi”.